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Il popolo dell’autunno di Ray Bradbury – Recensione
Halloween è alle porte e un misterioso circo è arrivato in città, di notte, mentre tutti dormivano. Il signor Dark e il signor Cooger, i proprietari, e la loro compagnia di fenomeni da baraccone, nascondono un segreto, e le attrazioni del circo, come il labirinto degli specchi e la giostra con l’organetto, hanno qualcosa di sinistro. Will e Jim, due ragazzini di 14 anni amici per la pelle, capiscono che sta accadendo qualcosa di strano nella loro cittadina e sono misteriosamente attratti dal circo, che sembra chiamarli…
Che sapore ha il tempo che passa? L’estate che volge al termine? In quale momento ci si accorge di non essere più bambini?
Ray Bradbury, pioniere ed innovatore della fantascienza, con Il popolo dell’autunno traccia importanti coordinate per il genere fantastico, un romanzo che introduce suggestioni e tematiche tanto care a noi fan dell’horror riprese più e più volte da autori successivi, come da (niente meno) che Stephen King, per sua stessa ammissione.
Ricordate da bambini quei pomeriggi d’agosto spensierati tra amici, rovinati solo dall’ombra di settembre imminente? Quella sensazione di tristezza e di vaga angoscia al pensiero che la scuola sarebbe presto ricominciata? Ray Bradbury prende esattamente quei sentimenti e quelle atmosfere e le condensa ne Il popolo dell’autunno, un libro magico e oscuro intriso di una malinconia dolce e amara, che parla di crescita, amicizia e rimpianto.
“La domenica sera i luna park chiudono presto, e la gente ritorna a casa. Credo che allora riceveremo la visita del popolo dell’autunno.”
La vicenda è ambientata nella provincia americana, la scuola è chiusa, i ragazzini sono liberi e spensierati, ma qualcosa sta cambiando, non solo in città ma anche dentro di loro.
Bradbury, affascinato dalle figure dei prestigiatori e degli artisti circensi, introduce quello che diventerà un topos del genere horror: un circo oscuro popolato da figure inquietanti dall’aspetto bizzarro (elementi già portati in scena precedentemente da film come Freaks, ma privi di questa connotazione magica e sovrannaturale).
“Forse le amicizie durano per sempre? Si può forse contare su di loro per l’eternità?”
Will e Jim sono amici inseparabili da tutta la vita, ma quell’estate c’è qualcosa di diverso nell’aria, qualcosa di appena percettibile ma innegabile. L’autore affronta con grande delicatezza il tema del cambiamento, del passaggio dalla pubertà all’età adulta, mostrando il pressante bisogno di indipendenza dei giovani, la necessità di lasciare il nido materno, ma anche la prima ingenua curiosità verso la sfera sessuale. Jim è lanciato verso l’età adulta, verso l’autunno, e Will fatica a stare al passo sentendolo sempre più distante.
Bradbury parla anche di perdita, del momento in cui la giovinezza fugge via lasciandoti in mano sogni infranti e ricordi gonfi di nostalgia, del difficile rapporto di un genitore incapace di comunicare col figlio diretto velocemente verso il proprio futuro, e di un figlio che vede il genitore sempre più lontano e fragile, man mano che il tempo passa e i capelli si fanno bianchi.
“Per questi esseri l’autunno è la stagione normale, l’unica stagione, e non c’è per loro altra scelta. Da dove vengono? Dalla polvere. Dove vanno? Verso la tomba. È sangue quello che scorre nelle loro vene? No: è il vento della notte.”
E il circo oscuro di Cooger & Dark si nutre di tutto ciò, della tristezza, del desiderio, della paura, attirando a sé le anime più tormentate per intrappolarle fra giostre e tendoni. Cos’è il popolo dell’autunno? Sono creature antiche, corrotte, che un tempo erano esseri umani, entità che hanno dimenticato il calore dell’estate vivendo in un perenne ottobre.
L’affascinante titolo “Il popolo dell’autunno” è in realtà frutto della distribuzione italiana, il titolo originale “Something wicked this way comes” (all’interno del romanzo tradotto come “qualcosa di perverso viene verso di noi”) si rifà invece ad un verso di Shakespeare.
L’unico modo per sconfiggere lo spaventoso circo è riuscire ad accettare la vita per quello che è, ridendo dell’inutilità degli affanni e godendosi il momento presente, lasciando andare il passato e aspettando con più serenità ciò che riserva futuro.
Il popolo dell’autunno è un libro incredibilmente suggestivo, a tratti doloroso, uno struggente viaggio attraverso la provincia americana ed i propri ricordi, in grado di evocare i fantasmi di una stagione ormai passata, degli amici d’infanzia, dei giochi spensierati di quando settembre è lontano come ogni altra preoccupazione, di tutte le cose che perdiamo per strada nella fretta di crescere e che non ritroveremo più.
Un perla della letteratura fantastica in grado di rapire con atmosfere magiche e sospese e con la sua poetica ricca di malinconia.