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Ouija House (2019) – Recensione
Su Amazon Prime Video potete trovare, doppiato in italiano, Ouija House, delirante b-movie a tema “tavola Ouija”.
Su b-movie di questo tipo c’è ogni volta tantissimo da dire, la gente che lavora in questo ambiente è sempre la stessa e finiscono per generarsi incredibili intrecci. Il regista Ben Demaree ha fatto una notevole gavetta nel settore principalmente come direttore della fotografia e lo troviamo a lavorare in una miriade di z-movie con gli squali, come Super Shark, diversi capitoli della saga Sharknado, Mega Shark vs. Mecha Shark, Jersey Shore Shark Attack, Mega Shark vs. Crocosaurus, Sharktops, ma anche in Bigfoot (quello dove fa una comparsa anche Alice Cooper) e in grandi classici della Asylum come Titanic 2 e I am Omega.
Dopo aver inquadrato la tipologia di horror dei quali solitamente si occupa il buon Demaree, non è difficile immaginare che tipo di film sarà questo Ouija House, che cerca di cavalcare, fuori tempo massimo, l’onda e la moda del successo di Ouija. Il fatto che un film sia “brutto” non significa necessariamente che sia divertente, prendiamo un Ouija Summonig (2015), per esempio, che è un polpettone con pretese drammatiche nonostante la bruttezza intrinseca del tutto. Ouija House invece ha sicuramente il merito di non annoiare, tutt’altro, è l’emblema del “succedono cose”: veniamo bombardati da una serie di informazioni e sequenze di possessione/evocazioni che incastriamo a fatica l’una con l’altra.
Ouija House è difficile da riassumere perché la trama è a dir poco delirante. In pratica, una studentessa universitaria, Carly, sta scrivendo un libro sul paranormale, saggio la cui pubblicazione le consentirà di risolvere i problemi economici suoi e della madre alla quale hanno pignorato la casa; è convintissima di questa cosa come se fosse ovvio e garantito guadagnare centinaia di migliaia di dollari con il primo libro da esordiente. Comunque. La famiglia della ragazza pare abbia un passato misterioso ed inquietante, e Carly, infrangendo il divieto della madre, decide di recarsi in una vecchia casa di famiglia, dove passerà qualche giorno con la cugina e alcuni amici ad indagare su eventi demoniaci. La casa infatti è in qualche modo legata a orribili omicidi, perpetrati da una congrega di streghe che uccidevano bambini. Le streghe sono le antenate di Carly e della parente, che erano inizialmente buone e in armonia fra loro per poi venire traviate dalla presenza di uno stregone malvagio, divenuto la loro guida. Lo stregone, che indossa un copricapo di corna, compie rituali di sangue; non è solo maestro delle arti oscure ma anche enigmista, e sottopone le vittime a indovinelli uccidendo chi risponde errato. Che già a questo punto lo spettatore sta pensando: “ma cosa cazzo”. Ma non siamo nemmeno a metà. Lo spirito dello stregone enigmista è intrappolato da secoli nella casa costruita con il legno della foresta in cui viveva la congrega, e la ragazza ed i suoi amici lo risveglieranno giocando con la Ouija…
Momento trash memorabilissimo è quando una delle ragazze, Tina, quella più “”disinibita”” di tutte, decide di spogliarsi, scriversi con il rossetto sul petto e sulla pancia lettere e numeri per essere usata come tavola ouija vivente. Così, a caso. E i suoi amici, invece che urlarle “rivestiti, cogliona”, la usano veramente come tavola ouija! Intanto scopriamo che il film si chiama “Ouija House” perché la casa intera è una immensa tavola ouija, con lettere e numeri dipinti sulle pareti, nascosti sotto la carta da parati; di per sé non sarebbe nemmeno un’idea malvagia, peccato che ovviamente nella cialtroneria generale non riesci a prendere sul serio niente di quello che stai vedendo.
Tina, che nel mentre ha ingoiato la planchette, è posseduta dallo spirito dello stregone fantasma enigmista (?), ed è diventata sostanzialmente una planchette umana, ribalzando di qua e di là per la casa indicando le lettere sui muri. Lo spettatore rimane ipnotizzato dalla follia di quello che sta succedendo, e non si stupisce più di nulla, né del fatto che ci siano pure bambole possedute (non ci facciamo mancare nulla), o loop temporali (i ragazzi non riescono ad allontanarsi da casa senza tornare al punto di partenza), e un timido momento di gore quando Carly fruga nello stomaco dell’amica disinibita (ancora viva!) per recuperare la pietra magica – planchette.
Ci sono poi le poverissime scene di flashback della congrega, dove le donne sono visibilmente truccate in maniera moderna e tu non ci credi nemmeno per un secondo che siano streghe medievali.
Fra gli attori troviamo molti volti noti (e gente che non vorresti vedere ridotta così male). La protagonista è Mischa Barton, il cui ruolo più famoso fu ne Il Sesto senso dove interpretava la bambina fantasma, quella che vomita roba verde. Carly Schroeder, la cugina, la ricordiamo da giovanissima in Prey – La caccia è aperta e da bambina nella serie Lizzie McGuire. Nella scena d’apertura, completamente casuale e inutile, fanno una brevissima comparsa Tara Reid e la sempre apprezzabile scream queen dei poveri Tiffany Shepis. Notevolissima la presenza di Dee Wallace, famosa negli anni ’80, che regala nella scena di chiusura un momento trash veramente cringe.
Riassumendo, Ouija House è un folle minestrone di cose random, fra omicidi, streghe, stregoni, possessioni, evocazioni, che quanto meno diverte e che offre qualche interessante momento di nonsense. Attualmente è possibile vederlo addirittura doppiato in italiano con Amazon Prime Video.