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Recensione di Speak No Evil: originale e remake a confronto

By on 9 Gennaio 2025 0 44 Views

È uscito con Midnight Factory “Speak No Evil Film Collection”, il box in edizione limitata contenente i film Speak No Evil (2022) ed il suo remake Speak No Evil – Non Parlare con gli sconosciuti (2024). La nostra recensione di Speak No Evil e del suo remake.

Speak No Evil Film Collection – Limited Edition Midnight Factory

Specifiche dell’edizione:

  • Numero Dischi: 2
  • Durata: Speak No Evil: 98 minuti (Extra esclusi); Speak No Evil – Non parlare con gli sconosciuti: 110 minuti (Extra esclusi)
  • Formato Video: Speak No Evil: HD 1080p @24fps 2.39:1; Speak No Evil – Non parlare con gli sconosciuti: 1080p 2.39:1 Widescreen
  • Formato Audio: Speak No Evil: Italiano 5.1 DTS-HD Master Audio, Danese 5.1 DTS-HD Master Audio; Speak No Evil – Non parlare con gli sconosciuti: Inglese Dolby TrueHD 7.1 / Italiano, Spagnolo, Tedesco, Francese 7.1 Dolby Digital Plus
  • Lingue: Speak No Evil: Italiano, Danese; Speak No Evil – Non parlare con gli sconosciuti: Italiano, Inglese, Spagnolo, Tedesco, Francese
  • Sottotitoli: Speak No Evil: Italiano; Speak No Evil – Non parlare con gli sconosciuti: Italiano, Inglese non udenti + vari

Trama Speak No Evil:

Diventato quasi un istant cult, il thriller-horror danese Speak no evil, diretto da Christian Tafdrup, avevo ottenuto un notevole riscontro dal pubblico e dalla critica, finendo immediatamente nell’occhio di Blumhouse. Solo due anni più tardi vede infatti la luce il remake americano, Speak No Evil – Non Parlare con gli sconosciuti, di James Watkins.

Protagonisti sono la coppia di coniugi Louise e Bjørn (Ben nel remake) e la figlioletta Agnes i quali, durante una vacanza in Italia, fanno amicizia con un’altra famiglia di turisti: Patrick, Karin e il figlio Abel (Paddy, Ciara e Ant), bambino timido e taciturno.

Terminate le ferie, Patrick e Karin invitano i nuovi amici a passare qualche giorno a casa loro. Nonostante vivano lontani e non conoscano poi così bene la coppia di coniugi, Louise e Bjørn decidono di accettare: una volta in casa con loro, però, si rendono conto che qualcosa non va e la situazione finirà ben presto per precipitare sempre di più.

Spean No Evil (2022)

Recensione di Speak No Evil (2022)

Negli ultimi anni il Nord Europa ha regalato numerosi film di genere degni di interesse e Speak no evil è sicuramente fra questi.

Il regista danese Christian Tafdrup, alla sua prima esperienza con l’horror, confeziona una pellicola non solo efficacissima nel mettere lo spettatore in un profondo stato di ansia e di frustrazione, ma anche pungente nella sua critica ai “costrutti sociali” che ci vogliono educati a tutti i costi e che ci atrofizzano al punto da lasciarci inermi di fronte al male.

Louise e Bjørn sono la coppia media moderna, incastrati in una routine tragicamente mediocre, intimamente insoddisfatta ma costretta a portare avanti una facciata di sorrisi e buone maniere.

Adulti con la morte nell’anima che fanno le cose che ci si aspetta da loro, ovvero essere delle personcine educate e dei bravi genitori. Obbligatorio quindi presenziare alle insostenibili recite dei figli insieme ad altri genitori altrettanto depressi, o magari organizzare cenette con altre coppie noiose quanto loro, dove il massimo del brio sono trovate pazzerelle come “serata solo cibo con le mani”.

È in questo contesto di banalità quotidiana che Louise e Bjørn ricevono l’invito da parte della coppia appena conosciuta e decidono di raggiungerla, dal momento che “declinare l’invito sarebbe maleducato”.

Un climax di disagio

Una volta arrivati, però, Patrick e Karin mostrano atteggiamenti insoliti, che diventano ben presto sgradevoli e che finiscono per sembrare vere e proprie violenze psicologiche. Louise e Bjørn sono troppo cortesi per protestare apertamente, anche quando le cose cominciano a farsi seriamente inquietanti.

È come se Patrick e Karin li stessero testando per vedere fino a che punto possono spingersi prima di ottenere una reazione, che non arriva mai realmente.

In un crescendo di disagio (sia quello dei protagonisti, sia il nostro) e tensione, Louise e Bjørn hanno più volte occasione per mettersi in salvo, ma non lo fanno.

Lo spettatore si trova in ansia, frustrato, vorrebbe poter urlare “andatevene da lì, quali altre red flag vi servono per decidervi a scappare?”.

Non è sensato il loro comportamento, ovviamente, così come la storia stessa se la si va ad analizzare logicamente. Il film trova però il suo significato nell’ottica di un’iperbolica rappresentazione della società contemporanea, dove la gente è repressa dalle regole del buon costume, insopportabilmente passiva e arresa di fronte alla vita. Non c’è nemmeno il tentativo di opporsi al male che viene inflitto.

Il climax drammatico si conclude in un finale nerissimo, dove a lasciare sgomenti non è solo l’inaspettata esplosione di violenza (che è davvero scioccante) ma anche, di nuovo, la totale rassegnazione con cui viene accettata.

“Perché ci avete fatto questo?” “Perché c’è l’avete permesso”, un dialogo che riassume appieno quale sia il messaggio che Christian Tafdrup porta avanti sin dall’inizio.

Speak No Evil è un gioiello di inaspettata cattiveria, un film teso e angosciante con un finale di rara brutalità, che restituisce un ritratto poco lusinghiero della società moderna, incapace di reagire alle ingiustizie e di difendere i propri valori, ridicolmente impotente di fronte alla banalità del male.

Speak no evil (2024)

Originale e remake a confronto

A distanza di soli due anni dal film danese, il regista James Watkins dirige il remake targato Blumhouse, Speak No Evil – Non parlare con gli sconosciuti.

È interessante mettere a confronto le due pellicole, all’apparenza simili eppure completamente diverse, dal momento che emergono in maniera chiara le differenze in termini di sensibilità, cultura e approccio al mercato cinematografico di due film geograficamente così distanti.

Se la prima parte del remake riprende il predecessore quasi battuta per battuta, nella seconda troviamo un netto cambio di rotta. La coppia non è passiva e arrendevole, tutt’altro: Speak No Evil – Non parlare con gli sconosciuti prende una piega quasi survival mentre la coppia si difende con le unghie e con i denti, utilizzando qualsiasi arma sulla quale riescano a mettere le mani. Sono americani, dopotutto, non era accettabile rimanessero inermi.

C’è quindi ben poco della critica sociale che fungeva da chiave di lettura nel film precedente, bypassata in favore di una maggiore componente action fra scazzottate e sparatorie.

La coppia ospitante, Paddy e Ciara, non è sgradevole quanto lo erano Patrick e Karin, e James McAvoy nel ruolo di Paddy risulta talvolta più buffo di quanto dovrebbe.

Come è imperativo per un film destinato al pubblico americano, non mancano meticolosi spiegoni di cosa stia succedendo, del come e del perché, con tanto di scena in cui il bambino, gesticolando, si mette a mimare quanto ha subito, giusto per rendere la cosa a prova di scemo.

Speak no evil (2024)

Recensione di Speak No Evil: conclusioni

Se nel film originale il senso era da ricercare a livello metaforico, nella pellicola Blumhouse è doverosamente introdotta una giustificazione a quanto compiuto dalla coppia di pazzi, sebbene sia piuttosto traballante.

Ciò che maggiormente farà storcere il naso ai fan del film danese è il finale, che manca totalmente della brutalità e della disperazione del predecessore. Non stupisce ovviamente, considerato che il pubblico delle sale USA preferisce i finali positivi e che un certo tipo di violenza, sui bambini in particolare, è assolutamente inaccettabile nel cinema meainstream.

Tuttavia Speak No Evil – Non parlare con gli sconosciuti rimane, preso di per sé, è un thriller gradevole in cui ti trovi sinceramente a tifare per le vittime, a differenza del predecessore in cui, quasi, speravi che la coppia venisse punita per la sua stupidità.

Mentre il film danese colpisce per il suo pessimismo e la sua spietata analisi della natura umana, la pellicola targata Blumhouse sceglie un approccio più terra terra, sacrificando atmosfere, cattiveria e profondità di messaggio in favore di ritmo e intrattenimento, rendendo la visione certamente più digeribile e accessibile al grande pubblico, oltre che effettivamente più divertente.

Due opere che, pur condividendo una trama similare, finiscono per raccontare storie totalmente diverse, mostrando come sensibilità e priorità cinematografiche siano profondamente distanti a seconda del contesto produttivo.

Per l’acquisto: Speak No Evil Collection

Speak No Evil Film Collection – Limited Edition Midnight Factory 2 Blu-ray
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