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Recensione di MaXXXine: la conclusione della saga
Recensione di MaXXXine, ora al cinema, il terzo e ultimo capitolo dell’ormai celebre saga slasher con protagonista Mia Goth nei panni dell’anti-eroina Maxine.
Recensione di MaXXXine
Negli ultimi anni la casa di produzione e distribuzione A24 ha guadagnato una notorietà non indifferente considerando il genere di cui si occupa, spesso ritenuto di nicchia, codificando quello che viene ormai definito come “elevated horror” e offrendo al pubblico film dell’orrore più orientati verso lidi psicologici e autoriali, talvolta debitori ai classici che vengono però riletti attraverso il filtro dell’analisi sociale e meta-cinematografica.
È il caso della trilogia del regista Ti West iniziata nel 2022 con X – A sexy horror story (distribuito per l’home video da Midnight Factory), proseguita con Pearl nel 2023 e che ora si chiude con il capitolo conclusivo, MaXXXine, distribuito in Italia al cinema da Lucky Red e Universal Pictures International.
Ci troviamo a Los Angeles nel 1985, dove Maxine (Mia Goth) prosegue la sua carriera nel porno dopo essersi lasciata alle spalle il massacro dei suoi amici. È finalmente arrivato il momento che tanto attende, il salto di qualità: viene scritturata come protagonista per un film horror, il passaggio definitivo dal cinema per adulti a quello mainstream. Ma qualcuno cerca di metterle i bastoni tra le ruote, qualcuno che sa del suo coinvolgimento nella serie di omicidi avvenuti anni prima alla fattoria in Texas.
Recensione dell’intera trilogia (no spoiler)
Una trilogia all’insegna del citazionismo
Se il primo film della trilogia omaggiava l’exploitation anni ’70 e il secondo l’epoca d’oro del cinema Technicolor hollywoodiano, MaXXXine si rifà alla cultura pop degli anni ’80, mostrando grandissima cura nei costumi e nelle ambientazioni, in una rappresentazione più concreta e meno nostalgica rispetto ai film e alle serie TV di moda negli ultimi anni. Ti West omaggia il giallo italiano, cosa chiara dall’uso degli inconfondibili “guanti neri”, ma anche il thriller di autori come Brian De Palma e quel mood di “sporcizia metropolitana” che caratterizzava prodotti come l’iconico Hardcore di Paul Schrader.
Un momento storico contraddittorio, quello dei ruggenti anni ’80: da una parte luci al neon, outfit coloratissimi e festini, dall’altra un profondo senso di minaccia e sconvolgimento.
Nuova icona horror
Sempre più determinata a diventare una star a qualunque costo, Maxine si muove in questo mondo, a cavallo fra i riflettori e le ombre, forte del motto che l’accompagna fin dal primo film, tradotto in italiano come “Non accetterò una vita che non sia degna di me”. Arrogante, gelida, inarrestabile nella sua scalata al successo: Mia Goth ormai è in un rapporto simbiotico con Maxine, difficile capire dove finisca la Goth e dove inizi il personaggio cinematografico, tanto le due sembrano modellate l’una sull’altra.
MaXXXine è il capitolo della trilogia che conta sul budget maggiore, cosa che risulta chiara dalle costose location urbane e dal cast notevole fra cui spicca un Kevin Bacon piacevolmente sopra le righe. È anche il film con il ritmo più serrato, dando in pasto allo spettatore innumerevoli elementi e personaggi che però si ha la sensazione non siano sempre gestiti in maniera organica. Della trilogia, MaXXXine è probabilmente quello che funziona meno in termini di scrittura, talvolta la narrazione è sconnessa e il finale gestito in maniera banale e sbrigativa. Si pone ancora una volta l’attenzione sull’industria cinematografica e sulle donne all’interno di tale settore, ma il “messaggio” non arriva forte come prima e non è sempre chiaro dove MaXXXine voglia andare a parare.
Recensione di MaXXXine: conclusioni
Al netto dei difetti di sceneggiatura, la regia di Ti West è ancora una volta efficace, così come l’ambientazione anni ’80, resa per una volta in maniera convincente. Ciò che rende memorabile il film, oltre alle ottime atmosfere e a un paio di scene decisamente brutali, è sempre Mia Goth nella sua strepitosa interpretazione, che la conferma come la più indimenticabile scream queen del decennio.
Anche se imperfetto, MaXXXine riesce comunque a lasciare un segno, celebrando (senza nostalgia) l’epoca degli eccessi e delle ambizioni sfrenate e ricordandoci sempre che la strada per Hollywood è lastricata di violenza, compromesso e oscurità.