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Recensione di Delirium (aka Succubus) di Jesús Franco
Recensione di Delirium, film che segna una nuova direzione artistica nella produzione cinematografica di Jess Franco.
Un Franco inedito
Dopo gli horror più canonici come Il diabolico dottor Satana, Sinfonia per un sadico e The Diabolical Dr. Z, Jesús Franco intraprende una strada più artistica e personale con il film Delirium (1968), conosciuto anche come Succubus o Necronomicon.
Si tratta del primo film girato interamente fuori dalla Spagna, tra Lisbona e Berlino, poiché Franco si era stancato delle regole produttive e di censura del suo paese di origine e aveva cominciato a cercare appoggio finanziario all’estero.
La trama si sviluppa attorno a Lorna Green, interpretata dalla splendida Janine Reynaud, un’enigmatica artista di night club i cui show sadomasochistici dal vivo attirano una pletora di spettatori facoltosi. Man mano che la storia procede, Lorna inizia a perdere la presa sulla realtà, scivolando in una spirale onirica di incontri bizzarri, immagini confuse e omicidi inspiegabili di cui sembra essere l’artefice, forse sotto l’influsso di un condizionamento mentale…
Recensione di Delirium
Franco, regista e sceneggiatore, privilegia l’esperienza visiva alla linearità di scrittura, imbastendo quello che sembra un sogno febbrile a occhi aperti: due livelli diversi, realtà e sogno, si intersecano nell’arco della vicenda, resi in maniera differente anche nel linguaggio cinematografico.
Le sequenze oniriche, che dominano la narrazione, sono infatti girate con toni morbidi e sfocati, e caratterizzate da suoni ovattati, luci abbaglianti, location fiabesche e irreali accompagnate da riflessioni poetiche, filosofiche e psicoanalitiche. Lorna vaga per eleganti stanze di un castello gotico in riva al mare, si denuda davanti a un grande specchio, mentre il pianista suona leggendo un libro di geometria, in lunghe scene dai contorni bizzarri e sfumati.
Sfumate anche le sequenze di omicidio, i cui esiti sono talvolta però decisamente concreti, come la scena del funerale dell’ammiraglio il cui cadavere ha ancora un pungolo conficcato nell’occhio.
Fra i momenti più interessanti, l’amplesso lesbo finito nel sangue all’interno della stanza coi manichini che ad un tratto, nel pieno del delirio onirico, prendono vita e si avventano sulla vittima.
Ma le bizzarrie cavalcano l’intero film anche al di fuori delle sequenze di sogno. Ricordiamo per esempio il festino a base di LSD al quale prendono parte Lorna e insoliti personaggi, fra nani e travestiti: accasciata a terra tra i fumi della droga, Lorna viene sepolta viva sotto i corpi degli altri partecipati che iniziano a baciarla a turno.
Femme fatale
Lorna Green è la mangiatrice di uomini, regina delle notti e del peccato, alla ricerca di esperienze sempre più morbose e incapace di amare altre persone oltre sé stessa. Nella sua spasmodica ricerca dell’eccesso qualcosa di malvagio sembra risvegliarsi in lei, una fame che solo il sangue riesce a placare.
Lorna lavora come mistress e i suoi spettacoli sono più insoliti di quello che ci si potrebbe aspettare, come nella geniale scena di apertura, in cui viene fatto credere allo spettatore di stare assistendo a reali torture e omicidi. Janine Reynaud è perfetta nel ruolo di cacciatrice, con la sua carica erotica vibrante e perversa, in grado di piegare alla sua volontà sia uomini che donne.
Recensione di Delirium: conclusioni
Rispetto alle sue opere precedenti, Franco opta per uno stile erotico più esplicito che diventerà una delle sue caratteristiche distintive, unendolo in questo caso a suggestioni surrealiste da trip lisergico.
Delirium è una delle pellicole più interessanti che il regista gira negli anni ’60 nonché precursore spirituale di sue opere più note e apprezzate come Paroxismus. Un film che unisce art-house ed exploitation, horror e sensualità perversa, amalgamando il tutto in una struttura così confusa e fumosa da rendere inutile qualsiasi tentativo di trovarci un senso, dal momento che non vengono fornite allo spettatore le chiavi di lettura per interpretare quanto stia accadendo.
Abbandonandosi però al flusso delle immagini e della musica jazz la visione può rivelarsi un’esperienza non convenzionale e affascinante, un viaggio psichedelico fra erotismo, violenza e allucinazione.