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Recensione di Due occhi diabolici, il cult di Romero&Argento
Recensione di Due occhi diabolici, ora in DVD e Blu-ray nella nuova edizione Rustblade Records.
Edizione Rustblade
In DVD e Blu-ray il cult Due occhi diabolici in una nuova edizione targata Rustblade Records. Il film, per la prima volta in Blu-ray in Italia, contiene fra gli extra il backstage e interviste dell’epoca a Dario Argento, interviste a Pino Donaggio e Luigi Cozzi, un approfondimento a cura di Federico Frusciante e il trailer.
Due occhi diabolici è acquistabile dal sito di Rustblade Records in DVD, Blu-ray e nelle versioni collector. Da Rustblade è possibile acquistare anche il vinile con la colonna sonora.
Recensione di Due occhi diabolici
Due occhi diabolici è un film antologico in due episodi ispirati alle opere di Edgar Allan Poe: il primo episodio Fatti nella vita del signor Valdemar, diretto da George Romero, e Il Gatto Nero, diretto da Dario Argento.
Un’opera quindi molta ambiziosa di partenza, che prende una colonna portante della letteratura dell’orrore, Edgar Allan Poe, ponendola nelle mani di due masters del cinema horror interazionale. In realtà il progetto in partenza era ancora più articolato, stando a quando riportato sull’Internet Movie Database era previsto che partecipassero all’antologia anche i registi John Carpenter e Wes Craven, ma la cosa non andò in porto e rimasero dunque a bordo solo Romero e Argento con i rispettivi segmenti.
Ci troviamo di fronte a episodi molto diversi fra loro, due autori che si confrontano con il concetto di orrore in maniera sicuramente personale e che rielaborano l’opera di Poe in chiave moderna.
Fatti nella vita del signor Valdemar
L’episodio di Romero è più statico e intimista, ambientato quasi esclusivamente dentro la villa del ricchissimo e anziano Valdemar, contro cui cospirano la moglie senza scrupoli Jessica (Adrienne Barbeau) e il dottor Robert Hoffman, con il quale la donna ha una storia. Valdemar viene ipnotizzato dal dottore, reso docile consentendo ai due di derubarlo, ma la situazione si complica quando l’anziano muore mentre è in stato di ipnosi e la sua anima rimane incastrata all’interno del cadavere, un pericoloso tramite fra il mondo dei vivi e l’aldilà…
Romero prende il racconto classico di Poe e gli conferisce sfumature di carattere politico/sociale, tipiche della filmografia di Romero, poiché a muovere i fili dell’intera vicenda c’è l’avidità di Jessica e del dottore che vogliono mettere le mani sui soldi di Valdemar. Emblematica in questo senso la scena finale con le banconote macchiate di sangue che volano nel vento.
Il gatto nero
Se l’episodio di Romero è un progressivo crescendo di tensione fino al finale in cui si compie tutto l’orrore sovrannaturale, quello di Argento è meno incentrato sulle atmosfere quanto invece sull’impatto visivo, un episodio più ricco in termini di effetti ed elementi narrativi e che fin dall’inizio rende chiara la sua ricerca dello shock macabro. Folgorante la sequenza di apertura con la ragazza nuda tranciata a metà, ma altrettanto memorabile anche la famigerata sequenza con gli adorabili gattini “zombie”.
Nel segmento di Argento, Roderick Usher, fotografo dalle tendenze sadiche ossessionato dal gatto nero della moglie, uccide la donna in un impeto di follia e ne mura il cadavere fra le pareti di casa. Ma il gatto nero continuerà a tormentarlo…
Era la prima volta che Argento girava un film basato su un soggetto non suo. Il racconto di partenza è in questo caso “Il gatto nero”, ma vengono omaggiate innumerevoli opere di Poe, come Il pozzo e il pendolo e Berenice. Troviamo anche diversi personaggi con nomi decisamente familiari (Roderick Usher, Annabel, Eleonora, Mr. Pym), un’operazione di mash-up letterario che anticipa di trent’anni la serie tv La caduta di casa Usher di Mike Flanagan. Troviamo inoltre interessanti elementi giallo/thriller negli espedienti, sottilmente ironici, che Roderick elabora per crearsi un alibi convincente.
L’eredità di Creepshow
Due occhi diabolici è senza dubbio da considerarsi un classico del cinema horror ma non lo si può definire esente da difetti. Risulta certamente più debole al paragone con il capostipite dei film antologici anni ’80, ovvero Creepshow, con il quale condivide non solo il regista Romero, ma anche gli attori Adrienne Barbeau ed EG Marshall e l’effettista Savini. Stupisce che il budget sia pressoché lo stesso, se si pensa che Due occhi diabolici ha l’aria di un film realizzato con mezzi più contenuti.
Gli effetti speciali della prima storia, nonostante portino la firma di Tom Savini, non impattano come dovrebbero ed in alcune scene (come il monologo di Valdemar alla balconata) il grottesco rischia di avvicinarsi al “buffo”. Insolitamente statica poi la regia nell’episodio di Romero, che a tratti restituisce vibrazioni pericolosamente vicine a un prodotto televisivo.
Recensione di Due occhi diabolici: conclusioni
Il gatto nero è forse diretto con più stile e risulta più vivace, ma è anche il segmento con i difetti più evidenti. Non solo ingenuità nella scrittura ma anche purtroppo intere sequenze che fanno storcere il naso, come l’inutile scena medievale dove trucco, parrucco, costumi e ambientazione sembrano usciti da un episodio di Xena (nel senso più televisivo possibile).
Al netto delle debolezze, Due occhi diabolici è un film obbligatorio per qualsiasi amante dell’horror, che offre un buon crescendo di tensione e belle atmosfere (l’episodio di Romero), e una storia visivamente spettacolare con effetti speciali indimenticabili (quello di Argento), un macabro walzer fra due delle menti più geniali che il genere horror abbia mai avuto.
Per l’acquisto: