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Freddy Krueger a teatro: Recensione di Il Fantasma dell’Opera (1989)
Recensione di Il Fantasma dell’Opera, film del 1989 diretto da Dwight H. Little con protagonista Robert Englund, recentemente uscito in Blu-ray in Italia grazie a Oblivion Film.
Trama
Nella moderna Manatthan, la giovane soprano Christine Day si presenta a un’audizione con un brano assolutamente unico: si esibisce nel “Don Giovanni Trionfante”, opera lirica scritta da un compositore di nome Erik Destler, un manoscritto raro e sinistro ritrovato per caso dall’amica bibliotecaria.
Durante l’esibizione di Christine, forze oscure entrano in gioco e la giovane si risveglierà nella Londra del 1885…
Recensione di Il Fantasma dell’Opera
Il regista Dwight H. Little, reduce dal buon riscontro di Halloween 4, venne contattato per un nuovo progetto da Menahem Golan della 21th Century Fox, che a Budapest aveva appena finito di girare Mack The Knife, un musical in costume che contava su set storici molto elaborati. Incidentalmente, proprio in quel periodo, Il fantasma dell’Opera di Gaston Leroux era diventato di dominio pubblico e si decise si sfruttare le fortuite circostanze: avrebbero lavorato ad una nuova versione del classico riciclando i set dell’altro film. Il copione era stato scritto in gran fretta (poiché il tempo per sfruttare le location era limitato), traslando l’opera dalla Parigi del diciannovesimo secolo alla Londra di Jack the ripper.
Per il ruolo centrale, quello del Fantasma, fu scelto Robert Englund, che in quegli anni era all’apice della sua carriera. Dwight H. Little sosteneva che per Englund fosse una buona occasione per staccarsi dal personaggio di Freddy Krueger e fare qualcosa di diverso. In realtà, risulta chiaro fin da subito che l’intento sia proprio quello di sfruttare il successo commerciale della saga di Nightmare inserendo un personaggio per certi versi “kruegeriano” in un diverso contesto storico.
Non solo il Fantasma, durante gli omicidi, dà sfoggio ad un black humor simile a quello di Freddy (“Sei sospeso!”, prima di impiccare la vittima), ma talvolta anche il make-up richiama quello dello Squartatore di Springwood, in particolare nelle scene in cui la carne viva spunta al di sotto della sua maschera di pelle.
Make-up ed effetti
Il make-up designer del film, Kevin Yagher, artista che già aveva lavorato insieme a Englund sul set di Nightmare 2, 3 e 4, realizza un trucco a strati piuttosto complesso ed efficace per il volto del Fantasma, una maschera fatta di carne che sostituiva quella bianca troppo “classica” che si era vista in tanti adattamenti precedenti. Il villain “indossa” un volto teatrale, con naso e mento pronunciati, maschera assemblata con le facce strappate alle sue vittime. Sotto di essa, l’aspetto reale del Fantasma, sfigurato dal Diavolo in persona dopo aver stretto un patto infernale.
L’idea di un volto rappezzato e a tratti quasi marcito è resa in maniera molto convincente, il lavoro di Yagher risulta ancora ottimo a distanza di 35 anni e le scene in cui Englund si taglia i punti di sutura scollandosi brandelli di carne sono ancora piacevolmente dolorose da guardare.
A lavorare agli effetti troviamo anche il veterano John Carl Buechler e Il fantasma dell’opera si distingue per alcune scene gore di un certo impatto: ricordiamo vittime scuoiate, sventrate come conigli e sgozzate con copiosi schizzi di sangue, per non parlare della testa mozzata di Carlotta nella zuppa del ricevimento (scena anche questa piuttosto sopra le righe in un vago Nightmare Style).
Una sequenza di decapitazione era ritenuta talmente estrema che è stato necessario tagliarne alcune parti per evitare in incorrere in problemi con la censura.
Un classico o uno slasher?
Il fantasma dell’opera di Dwight H. Little è un film che omaggia i classici, in particolare il cinema della Hammer di cui Englund e il regista erano grandi estimatori. Un film nel suo piccolo piuttosto elegante che fluttua in una piacevole aura trasognata e romantica. Con un budget di 8 milioni di dollari riuscire a dare credibilità ad ambientazioni e costumi d’epoca non è cosa facile (Dracula di Bram Stoker, uscito un paio di anni più tardi, ne costerà 40), e quella che si respira è un’atmosfera a tratti artificiosa. Non che questo sia necessariamente un difetto: la sequenza nel cimitero per esempio, con la neve che cade, le rose rosse e le lapidi colpite da luci strategicamente posizionate, è un momento gradevolmente teatrale di un certo impatto scenico.
Il film ebbe un pessimo riscontro al botteghino nonché un’accoglienza di pubblico e critica piuttosto negativa. Il motivo di tale insuccesso è probabilmente da ricercarsi nella natura ibrida della pellicola: un tentativo, forse incerto, di dare tono artistico a un film che essenzialmente è uno slasher in costume. È una pellicola troppo violenta per gli amanti dell’opera di Gaston Leroux, spiazzati dalla piega gore della storia, ma al tempo stesso una confezione troppo sofisticata per gli horror fan del periodo in cerca di mostri e killer mascherati, non particolarmente attratti da una storia così tradizionale e inflazionata.
Il fantasma dell’opera non riesce quindi a trovare un pubblico di riferimento finendo per scontentare un po’ tutti e precipitando inesorabilmente nel dimenticatoio.
Recensione di Il Fantasma dell’Opera – Conclusioni
Visto il flop al botteghino venne cancellato il progetto di un sequel ambientato a Manatthan, intitolato Il fantasma di New York, il cui screenplay pare si stato riadattato per il film Danza macabra (1992), con protagonista ancora una volta Robert Englund.
Un vero peccato perché al netto delle sue ingenuità e della sua natura chiaramente derivativa, Il Fantasma dell’Opera è un film che intrattiene con omicidi originali, un ottimo comparto fx e un Englund perfettamente a suo agio in un ruolo più classico di quelli ai quali era abituato.
E se allora passò inosservato, oggi sembra godere di un rinnovato interesse, complici anche le nuove edizioni recentemente pubblicate sul mercato
Edizione Oblivion
Nel Blu-ray italiano, recentemente uscito nella collana Oblivion Classic di Oblivion Film, trovate il backstage con interviste a regista, sceneggiatore, compositore, effettista e ai vari attori, e il commento audio al film di Englund e Dwight H. Little interamente sottotitolato in Italiano.
Fra gli extra anche lo speciale “L’uomo dai mille incubi“, una monografia su Robert Englund a cura di noi di Horror Dipendenza.
Per l’acquisto: Il fantasma dell’opera Blu-ray