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L’ultimo treno della notte di Aldo Lado (1975) – Recensione
Il rape and revenge di culto L’ultimo treno della notte è disponibile nell’edizione Blu-ray targata TetroVideo, in un lussuoso formato digipack con slipcase, card e miniposter da collezione.
Trama
La vigilia di Natale, Lisa Stradi e sua cugina tedesca Margareth sono di ritorno in Italia sul treno Monaco-Verona. A causa di un controllo anti terroristico il convoglio su cui viaggiano viene fermato, costringendo le due ragazze a spostarsi sulle buie e solitarie carrozze di un Innsbruck-Verona, dove loro malgrado condivideranno il vagone con i tre psicopatici che le hanno prese di mira trasformando il viaggio in un vero incubo.
L’ultimo treno della notte, anche conosciuto come Violenza sull’ultimo treno della notte (titolo boicottato dallo stesso regista) o come Night Train Murders nel mercato internazionale, è un film del 1975 diretto da Aldo Lado, considerato il primo esempio di rape & revenge italiano nonché fra le pellicole più estreme mai realizzate dal nostro cinema di genere.
L’ultimo treno a sinistra
Il film sembra rifarsi a L’ultima casa a sinistra, film del 1973 diretto da Wes Craven, a sua volta ispirato a La fontana della vergine (1960) di Bergman.
In effetti le somiglianze fra la pellicola di Lado e quella di Craven sono evidenti, a partire dal titolo (“L’ultimo/a…”) e dal plot centrale, dove due ragazze, giovani e ingenue, finiscono fra le grinfie di personaggi poco raccomandabili (assassini, stupratori e tossicodipendenti), che nel film di Lado sono due uomini e una donna perversa, mentre nel film di Craven gli uomini sono tre, sebbene il più giovane sia abbastanza estraneo alla violenza di cui si macchiano i colleghi.
In entrambi i film le sfortunate teenager vengono torturate e uccise, e i loro aguzzini finiscono casualmente proprio a casa di una delle due, accolti benevolmente dai genitori inizialmente inconsapevoli, che capiscono ben presto chi hanno di fronte grazie a un dettaglio (la collana nel film di Craven, la cravatta nel film di Lado), e avranno la loro sanguinosa vendetta.
Troviamo poi altri punti in comune: la figura del padre dottore, la caratterizzazione dei killer uomini (uno con una zazzera di capelli neri e il nasone, l’altro col coltellino a serramanico) e anche il fatto che in entrambe le case si stia festeggiando qualcosa, il compleanno della fanciulla in L’ultima casa a sinistra e il Natale in L’ultimo treno della notte.
Insomma, non è strano che qualcuno lo giudichi una sorta di rifacimento del film di Craven, e pare infatti che il produttore Infascelli volesse fare un film sulla scia de L’Ultima casa a sinistra, sebbene poi il regista Aldo Lado si sia discostato dall’idea che gli venne proposta sostenendo inoltre di non aver visto il film americano se non parecchio tempo più tardi.
Rispetto a L’ultima casa sinistra, un prodotto “sporco” e grezzo come i suoi protagonisti, Aldo Lado dirige un film più sofisticato, sia nella messa in scena che nel messaggio che vuole veicolare, nonostante abbia lavorato con un budget modesto e una quantità limitata di pellicola.
Feroce critica alla borghesia
Privo dell’ironia che nel film di Craven faceva da contrappunto alla violenza mostrata, Lado dà un ritratto feroce, desolante e sempre attuale della borghesia, dipinta con amarezza nei suoi personaggi e nelle situazioni profondamente emblematiche.
Ricordiamo per esempio la cena di Natale, dove i tronfi benestanti disquisiscono con arroganza della “criminalità” come qualcosa di lontano che non potrebbe mai toccarli (proprio mentre si consuma la tragedia ai danni delle ragazze in treno).
Anche la figura della bionda “nobildonna” in treno (Macha Méril, nota, fra le altre cose, per il ruolo della sensitiva in Profondo Rosso), ha valenza fortemente metaforica, e rappresenta le persone all’apparenza “per bene” ma marce dentro, con perversioni e frustrazioni che aspettano solo di essere sfogate. Troppo vigliacchi per sporcarsi le mani, sono quegli individui che si servono dei più deboli e manipolabili per farlo.
La bionda signora, nel film di Lado, una volta mostrato il proprio vero volto (celato sotto l’elegante velo), riesce a piegare al suo volere i due tossicodipendenti, che la donna guida e istiga alle azioni più deplorevoli. I due uomini sono rappresentati come drogatelli dall’aspetto malaticcio e sporco, più teppisti che veri assassini, ma sarà proprio la signora per bene a spingerli verso le azioni più abiette.
Emerge dunque con prepotenza il messaggio del regista, cioè che il vero criminale è la borghesia ipocrita e sessualmente repressa, cosa ulteriormente sottolineata dal “guardone” che assiste eccitato alle violenze, e vi prende parte invece che prestare aiuto o chiamare i soccorsi, uno dei tanti immacolati padri di famiglia dalla doppia vita e dalla morale contradittoria, fatta di pulsioni nascoste e sensi di colpa.
Lado riesce dunque a caratterizzare in maniera incisiva e memorabile i suoi personaggi, anche quelli positivi come le due giovani protagoniste, a cui ci si affeziona e di cui vivremo la terribile odissea. Le ragazze non vengono “punite” come nel film di Craven per aver cercato di acquistare droga, non si trovano in una situazione di pericolo per loro incoscienza o stupidità, la tragedia precipita loro addosso semplicemente perché erano nel posto sbagliato al momento sbagliato, poteva capitare a chiunque ed è proprio questo angoscioso pensiero che rende il tutto ancora più concreto e drammatico.
Violenza Estrema
Le sequenze di violenza e stupro all’interno del vagone notturno sono fra le più estreme e disturbanti che il cinema italiano ricordi, sebbene in realtà non venga mostrato nulla in termini di gore, budella o ferite.
Lado infatti gioca con atmosfere di tensione e claustrofobia, attraverso le luci blu del vagone notte e la location estremamente ristretta. A differenza del finale, dove la contro-violenza dei genitori verso gli assassini esplode nell’exploitation più totale, le scene in treno, per quanto perverse, sono comunque caratterizzate da una regia piuttosto elegante che riesce a comunicare un senso di malessere e ineluttabilità soprattutto attraverso quello che lo spettatore NON vede.
Il manico del coltello che sporge con prepotenza da sotto la gonna della ragazzina sverginata a morte dalla lama è qualcosa che non si dimentica facilmente.
Un cult movie da non perdere
Il film, così come L’ultima casa a sinistra, ebbe problemi con la censura e nel Regno Unito finì nella lista dei famigerati Nasty Movies.
L’ultimo treno della notte è certamente uno dei film più estremi per violenza e perversioni usciti in quegli anni, ma va ricordato anche per le atmosfere di grande impatto e per l’ottima colonna sonora di Ennio Morricone, nonché per la critica di stampo sociale che rappresenta, ancora oggi assolutamente condivisibile.
L’edizione Blu-ray TetroVideo contiene, fra gli extra, un’inedita intervista realizzata dai ragazzi di Carcassa ad Aldo Lado che parla del suo lavoro nell’ambiente cinematografico, dando uno scorcio sempre affasciante di quella che era la macchina del cinema fino a 50 anni fa, ma anche della sua recente attività come editore e scrittore.
Per l’acquisto: L’ULTIMO TRENO DELLA NOTTE