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Skinned Alive (1990) di Jon Killough – Recensione

By on 29 Giugno 2021 0 1356 Views

Spasmo Video porta in DVD una sgangherata e divertente produzione indie, Skinned Alive, “scuoiati vivi”, una commedia splatter low budget debitrice al cinema di Hooper e Craven.

Skinned Alive (1990) di Jon Killough, DVD Spasmo Video (DigitMovies)

Recensione

Una famiglia di pazzi omicidi, la madre disabile e i due figli, viaggiano a bordo del loro furgone in cerca di vittime da scuoiare. Utilizzano infatti la pelle umana per confezionare vestiti e la materia prima non è mai abbastanza. Quando il veicolo si guasta chiedono aiuto a un meccanico locale, che li invita cortesemente a passare la notte in casa sua in attesa di poter ripartire…

J. R. Bookwalter, volto noto del low budget, è qui alla sua prima esperienza come produttore e, supportato nella produzione da un altro abituè del b-movie David DeCoteau, mette insieme una piccola e giovanissima crew, ragazzi di nemmeno 30 anni, per un nuovo horror ad alto tasso di emoglobina: Skinned Alive, “scuoiati vivi”. Il titolo di per sé dice già tutto sulle intenzioni e sullo spirito del film.

La regia viene affidata a Jon Killough, che aveva precedentemente collaborato con Bookwalter per The Dead Next Door e Robot Ninja. Killough, alla sua prima esperienza dietro la macchina da presa, scrive anche la prima bozza della sceneggiatura, ispirata fortemente a Non aprite quella porta e a Le colline hanno gli occhi. Killough prende il film di Hooper declinandolo sul demenziale-comico, abbozzando un soggetto il più gore e offensivo possibile.

La famigliola di pazzi in Skinned Alive (1990)


La storia è poi stata rimaneggiata ed epurata di qualche scena cruenta di troppo, difficilmente realizzabile con un budget così limitato. Nonostante gli scarsi 15mila dollari a disposizione c’è però una notevole quantità di splatter e make-up piuttosto elaborati, che vanno da dita mozzate, a ventri squarciati, a cadaveri appesi e scarnificati, a volti sfigurati a fucilate.

Gli effetti speciali hanno una resa altalenante, talvolta particolarmente d’impatto, come il momento del corpo crivellato dall’M16, altre non molto realistici, per esempio la scena in cui sventrano il testimone di Geova, affondando il coltello nella sua fintissima pancia che ha la consistenza di una torta di compleanno. “Mancavano solo le candeline”, dice il regista nel backstage.

Bookwalter in Skinned Alive (1990)
Jon Killough in Skinned Alive (1990)

Ovviamente a un fruitore di questo tipo di prodotti underground poco importa della credibilità degli effetti: ci basta vedere quanto più sangue e delirio possibile. Anche il delirio in effetti non manca, a partire dai tre protagonisti: la madre, Crawldaddy, donna in sedia rotelle e dalla benda sull’occhio, e i due figli, Violet e Phink. Il personaggio di Crawldaddy doveva inizialmente essere un maschio, cambiato all’ultimo momento con una donna per dare quel tocco di follia in più.

Crawldaddy in Skinned Alive (1990)

Crawldaddy, isterica e rozza come un cavernicolo, costringe i figli a chiamarla “papà” lasciando lo spettatore abbastanza confuso. Violent e Phink sono quasi altrettanto strani, fratello e sorella che si comportano come bambini in certi momenti e come amanti incestuosi in altri. I dialoghi sono quanto di più sboccato si possa immaginare e ci regalano una quantità incalcolabile di “fuck” e perle di ignoranza non indifferenti, come “Avrei dovuto tenere la gambe chiuse prima di fare due aborti ambulanti come voi“, pronunciata dall’amorevole madre Crawldaddy.

La vicenda di per sé ha pochissimo senso, inspiegabile il motivo che spinga un rispettabile meccanico ad ospitare a casa propria sconosciuti dall’aspetto tutt’altro che rassicurante, inspiegabile è la nonchalance con cui la famiglia di pazzi uccida tutta questa gente (in pieno giorno) senza che mai nessuno se ne accorga. C’è poi una sottotrama, tanto patetica quanto inutile, che ha come protagonista un poliziotto divorziato, aggiunta a posteriori, per stessa ammissione del regista, per cercare di ampliare lo scarsissimo minutaggio del film che nonostante le pezze non arriva agli 80 minuti.

Phink (Scott Spiegel) in Skinned Alive (1990)
Violet (Susan Rothacker) in Skinned Alive (1990)


Quello che manca in logica è recuperato in bodycount: la lista delle vittime è lunghissima, ciascuna morta ammazzata in una maniera differente. Non mancano poi siparietti sopra le righe che strappano (isterici) sorrisi allo spettatore, spiazzato dalla follia di Crawldaddy, protagonista anche di un memorabile momento grottesco in cui si abbuffa di birra e spaghetti al tavolo con il meccanico e la moglie, entrambi sconvolti. (Pare che l’attrice si fosse ubriacata durante la scena bevendo la birra per davvero). C’è però qualche momento di effettivo impatto macabro, nonostante la scarsità di mezzi, come la sopracitata sequenza del cadavere crivellato, ma anche la scena di una pelle umana appesa ad essiccare, con Violet che ne titilla morbosamente il flaccido pene.

Skinned Alive (1990)


Violet regala l’unico momento hot del film, in cui si mostra in intimo mentre flirta col fratello, scena nemmeno troppo goffa se calcoliamo che si trattava di un’attrice praticamente improvvisata. L’attrice che avrebbe inizialmente dovuto interpretare la killer aveva infatti telato all’ultimo minuto, costringendo Susan Rothacker, tuttofare sul set e compagna del regista, a prenderne il posto.

E non era stato certo l’unico problema: Michael Todd, inizialmente scritturato per la parte di Phink, era per qualche motivo scazzato e disinteressato, lasciando pure lui il film a riprese iniziate. È stato sostituito al volo con Scott Spiegel, amico di Bookwalter e noto ai più per aver scritto La Casa 2. La performance di Scott Spiegel è effettivamente valida e lui si sta chiaramente divertendo un sacco. Si diverte meno il regista Killough, lamentando che “non era più il suo film”, viste le continue pressioni e intromissioni del produttore Bookwalter e l’atteggiamento un po’ da divo di Spiegel, che trasformava le riprese nel suo show personale ogni volta che era sul set.

Phink (Scott Spiegel) in Skinned Alive (1990)


Skinned Alive è stato girato in sole due settimane (contro i due anni di The dead next door), una lavorazione frenetica che ha sofferto per le grosse tensioni sul set. Fra il regista e il produttore non correva buon sangue, i due hanno infatti litigato riuscendo a chiarirsi solo anni più tardi. La crew era composta da ragazzi giovanissimi, inesperti e mediamente poco interessati, e il regista Killough, che era altrettanto giovane e inesperto, non era risuscito ad imporsi e a farsi rispettare dai collaboratori. Non si può nemmeno dire sia un film “fatto con amore”, dal momento che il regista a un certo punto ha sbroccato, mollando tutto, e che ad oggi ancora parla di Skinned Alive, più o meno scherzosamente, come di un film che non sopporta e che non sente come suo.

Nonostante questo, Skinned Alive si è ritagliato una certa fama nelle videoteche degli anni ’90 finendo per diventare un prodotto piuttosto noto fra gli appassionati dello splatter underground.
A differenza di tanti prodotti dell’epoca “shot in video”, girati su vhs che mantengono la qualità da vhs anche una volta riversati su DVD, Skinned Alive è stato girato su pellicola, anche se nel massimo risparmio. Si girava infatti a “segmenti” per conservare la pellicola, e il montaggio ne ha risentito, tanto che in certi momenti sembra veramente fatto a colpi d’ascia.


Skinned Alive non ha sofferto solo durante le riprese ma vi furono diversi difficoltà anche durante la post produzione con l’audio, il montaggio e il colore. Bookwalter un decennio più tardi, dopo aver riavuto i diritti sul film, ne ha rifatto il montaggio, sistemato il mixaggio audio e creato titoli di testa più accattivanti. La versione finale che vediamo ora è quella del 2002 che ha dunque goduto di un piccolo restauro.
Il film è uscito sul mercato italiano con Spasmo Video (collana di DigitMovies Cinema), arricchito da un’adorabile quantità di extra per un film così modesto: interviste, dietro le quinte, approfondimenti sulla lavorazione e sul restauro e molto altro.
Skinned Alive è un film feroce, grottesco e depravato, che trova il suo fascino nella scarsità di mezzi e nella sua anarchia, quel tipo di film che vorresti aver visto in un Drive In ma che ci accontentiamo di gustarci a casa rigorosamente con popcorn e alcolici.

Per l’acquisto: Skinned Alive DVD

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