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ROSE ROSSE PER IL DEMONIO (1972) Recensione
Co-produzione Hammer Films e Frank Godwin Production, Rose rosse per il demonio è un film del 1972 diretto da Peter Sykes, noto per horror come Una figlia per il Diavolo e La casa degli orrori nel parco.
Come sostiene lo sceneggiatore, il titolo sarebbe dovuto essere “Blood Will Have Blood”, ma la Hammer glielo bocciò perché la parola “sangue” non era ben vista.
Ambientato in epoca vittoriana in un isolato e lugubre castello, il film segue la vicenda del barone Friedrich Zorn, interpretato da Robert Hardy, attore che ha lavorato principalmente per la televisione ma che è stato portato recentemente agli onori della ribalta con la saga di Harry Potter.
L’uomo è disperato per una malattia che affligge i suoi due figli, Emil e Elizabeth, quella che lui sostiene essere una maledizione familiare legata al sangue impuro e alla storia di incesti che ha segnato i suoi antenati. Chiama dunque alla sua dimora degli specialisti che possano aiutare i ragazzi, uno è un giovane dottore appena laureato, l’altro è stato radiato dall’ordine dei medici per le sue teorie sul mesmerismo. Nel mentre un “diavolo” nel bosco sta uccidendo ed occultando fanciulle del villaggio…
Malattia mentale e cure inadeguate
Quello che pensavo essere un film del genere satanico/esorcistico si rivela in realtà un horror sulla malattia mentale, ed infatti il titolo originale (Demons of the mind) risultava più onesto che quello scelto dalla distribuzione italiana. Si tratta di una pellicola piacevolmente morbosa e disturbante incentrata sui malsani rapporti familiari nella dimora dei Zorn: il padre è spaventato e disgustato dal rapporto intimo che hanno sviluppato i due figli e fa di tutto per tenerli separati e indeboliti.
Elizabeth, interpretata da Gillian Hills, è una bellezza mozzafiato nonostante l’aria malata e stanca, con lunghi capelli biondi, viso da bambina e pelle bianca. La ragazza viene sottoposta a “salassi” che dovrebbero servire ad aiutarla, ad assistiamo così agli affascianti (e totalmente inutili) metodi di cura dell’epoca, praticanti attraverso piccole lame e bicchieri riscaldati posati sulla pelle per un effetto “risucchio”. La scena del “bicchiere di sangue” preso dal fianco della ragazza esausta riesce ad essere repulsiva ed innesca un sincero moto di fastidio.
Elizabeth regala qualche timido ma estremamente erotico scorcio di nudo, e come lei altre ragazze del villaggio, tutte splendide e biondissime. Memorabili e suggestive anche le sequenze di omicidio nel roseto, con i corpi delle fanciulle insanguinati e cosparsi di petali rossi.
Franz Anton Mesmer e il Mesmerismo
Il personaggio del dottor Falkenberg, interpretato da Patrick Magee, volto noto del cinema Amicus (La morte dietro il cancello, Il club dei mostri, La maledizione, …), si basa su quello realmente esistito di Franz Anton Mesmer. Falkenberg porta al castello la sua strumentazione e illustra le basi del mesmerismo, fondate su concetti di magnetismo e “fluido universale”.
Il dottore ipnotizza il barone e, mentre la candela oscilla sul braccio metallico, ci viene mostrata in sovrapposizione la tragica morte della signora del castello con i polsi squarciati, scena di grande potenza onirica ed inquietante.
In conclusione, un film con tantissimi elementi interessanti, dalle antiche tecniche mediche, alle teorie sul mesmerismo, ai macabri ma ipnotizzanti omicidi in mezzo alle rose, con una intrinseca ma potente vena di erotismo e morbosità.
Le debolezze stanno probabilmente nella spiegazione un po’ sbrigativa e nella maniera ingenua in cui viene trattata la malattia mentale, ma si può sorvolare.